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Addio al Polo nord
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Polo Nord, conto alla rovescia: tra massimo 20 anni dovremo dire addio alle tradizioni Inuit, orsi polari, foche e altri animali artici. I dati provengono  dell'euro satellite Cryo Sat 2 è il più moderno e preciso trai satelliti europei che ha rilevato non soltanto la superficie del Polo nord ma soprattutto il suo spessore. I dati sono stati analizzati da un team di ricerca dell'University College di Londra. Gli scienziati hanno notato che il volume di ghiaccio marino artico è diminuito del 36% durante l'autunno e del 9% durante l'inverno tra il 2003 e il 2012.

I dati mostrano che lo spessore del ghiaccio marino è ormai invisibile in un'area a nord della Groenlandia, nell'arcipelago canadese e a nord-est delle Svalbard”, ha detto Katharine Giles, co-autore dello studio.

Lo scioglimento dell'artico riguarda il processo di riscaldamento dell'atmosfera che non avviene in maniera uniforme sul Pianeta.

Infatti se alle nostre latitudini si riscontra un aumento di temperatura di 0,7°C rispetto ai dati del 1950 al Polo nord l'aumento di temperatura è di 2,4 °C.

Alcuni dati allarmanti riguardano gli oleodotti che portano il metano della Siberia che per lo scioglimento dei ghiacci potrebbero venire compromessi liberando nell'atmosfera altro pericoloso gas serra.

 
Groenlandia: il disgelo

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Da il post.it

La NASA ha pubblicato una nuova immagine che mostra le rilevazioni satellitari sullo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia nella prima metà di luglio, e il risultato delle osservazioni è preoccupante. Per alcuni giorni lo strato di ghiaccio che ricopre la grande isola si è sciolto a ritmi mai osservati prima negli ultimi trent’anni di dati raccolti con i satelliti. Quasi tutta la copertura ghiacciata della Groenlandia – dallo strato più sottile lungo le aree costiere fino a quello più spesso (circa tremila metri) delle zone centrali dell’isola – è stato interessato da uno scioglimento più o meno intenso. Le rilevazioni sono state effettuate con tre diversi satelliti e sono state poi analizzate dalla NASA e da alcuni gruppi di ricerca universitari. 

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Catastrofi naturali: nel 2009 236.000 morti
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Dall'inizio dell'anno, più di 236.000 persone sono morte a causa dei disastri naturali, soprattutto per i terremoti e circa 256 milioni circa sono state le persone colpite. Questo è ciò che denuncia l'ISDR dell'ONU, Strategia internazionale per la Riduzione dei disastri.

"Anche se, negli ultimi 20 anni, il numero delle vittime di catastrofi naturali va diminuendo grazie alla migliore prevenzione, i costi dei danni sono aumentati". Questo è quanto ha dichiarato ieri a Ginevra Margareta Wahlstrom, Segretario generale dell ISDR, in occasione delle celebrazioni del Giorno della Riduzione del Disastro. I 235 disastri naturali del 2009 sono costati ai paesi coinvolti e a quelli donatori 81.000 milioni di dollari (61.500 euro).

Una delle cause che aggrava la ricostruzione e moltiplica gli effetti dei disastri è, secondo l'ISDR, l'aumento della popolazione che vive nelle aree urbane e lo spopolamento delle aree rurali. Secondo la Wahlstrom, circa il 90% dei danneggiati dalle catastrofi del 2009 vivevano nelle città che sono impreparate ad affrontare i possibili disastri. Se poi si aggiunge che 6 grandi città su 10  si trovano lungo una faglia sismica allora è necessario che le città intervengano quanto prima per migliorare le infrastrutture urbanistiche e  scongiurare così gli effetti delle catastrofi.

La crescita delle città, aggiunge la Walhstrom, non può essere frenata ma visto anche la natura sempre più violenta delle catastrofi dovute ai cambiamenti climatici, è bene imparare a gestire questa espansione demografica in modo più sostenibile. 

 
WWF e Testimoni del clima
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Una nuova campagna dal wwf spagnolo che coinvolge 30 Testimoni del clima : agricoltori, scienziati, ristoratori, pescatori, raccontano come i cambiamenti climatici stiano cambiando la propria vita e quella di milioni di persone in Spagna.

 
Crisi: Italia più vicina a Kyoto
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Da Terranauta la notizia:

La recessione aiuta l'Italia a raggiungere gli obiettivi di Kyoto. Fino a poco tempo fa, solo l'idea avrebbe fatto sorridere chiunque avesse una minima conoscenza dei parametri di Kyoto e della disastrosa condizione dell'Italia in campo ambientale. Ora però la situazione è cambiata. A dirlo è l' presentato dall'Ispra (Istituto superiore per la ricerca ambientale). Nonostante dalla ratificazione del trattato l'Italia non abbia fatto molto (anzi!), le emissioni nel nostro paese, calano per il quarto anno consecutivo e le stime del 2009 parlano addirittura di un inventario nazionale sulle emissioni di gas serrameno 9%, con una riduzione delle emissioni derivanti da trasporto su strada (si passa dai 120,1 milioni di tonnellate del 2007 ai 115,3 milioni del 2008).

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