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Nucleare. La salute al primo posto PDF Stampa E-mail
Scritto da Ilaria D'Aprile   
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Segue il testo dell'articolo sul nucleare che ho scritto per il settimanale online ilsudest uscito il 20-03-2011.

 

Nucleare. La salute al primo posto.

Quello che si sta verificando in Giappone è un incubo al rallentatore. La situazione peggiora di ora in ora e nonostante i tentativi del Governo nipponico di nascondere la gravità dell’incidente (si vocifera che il reattore n. 3 sia alimentato da MOX, una miscela formata da uranio e plutonio che deriva dal riciclo di scorie nucleari), l’ombra del disastro nucleare di Chernobyl incombe sugli abitanti del Giappone e su noi tutti.

Una delle conseguenze a livello politico è che la minaccia nucleare in Giappone influenza le scelte energetiche in tutto il mondo: la Germania ha chiuso le sette centrali nucleari più vecchie, la Svizzera ha sospeso i progetti di rinnovo delle centrali, India, Francia e USA hanno annunciato che sarà verificata la sicurezza di tutti i reattori nucleari sui loro rispettivi Paesi, mentre il Presidente Putin ha chiesto una revisione completa del settore nucleare e una valutazione dei suoi piani di sviluppo.

E l’Italia che cosa fa? Il Governo invita a non lasciarsi "trasportare dall'onda delle emozioni" e, di fatto, resta fermo sulla convinzione di costruire ben 4 centrali nucleari nonostante il parere contrario di tutte le Regioni italiane–e questo è già qualcosa!-.

Poiché l’esecutivo italiano invita alla ragionevolezza, dobbiamo dare per scontato che il D.L del 3 marzo 2011 che di fatto blocca la diffusione delle energie rinnovabili sia una legge scaturita da una riflessione profonda e consapevole.  Infatti, tramite l'abrogazione del Terzo Conto Energia (D.M. 6 agosto 2010), attivo appena dal 1 gennaio 2011, il Governo azzera il comparto italiano del fotovoltaico - intorno a 4 miliardi di euro, e altri 40 miliardi in bilico - e introduce misure retroattive punitive nei confronti dell'eolico. In questo modo sfumano, per il solo settore fotovoltaico, cinquantamila posti di lavoro e almeno altri duecentomila occupati dell'indotto rischiano il posto. La conseguenza più preoccupante del D.L. del 3 marzo è che la grande arguzia dei nostri amministratori andrà ad aumentare il tasso di disoccupazione soprattutto al Sud dove il settore è in espansione.

 Perché il Governo italiano è fermo sulla volontà di costruire 4 centrali nucleari di terza generazione (reattori OL3) sul territorio nazionale nonostante il referendum del 1987? Perché dovremmo nuovamente mettere in discussione quella volontà popolare? Seguono alcune delle argomentazioni sostenute dagli scellerati promotori del nucleare:

1) Per la nostra sicurezza costruiamo centrali nucleari in Italia. Nella vicina Francia sorgono 58 centrali nucleari pertanto, se dobbiamo vivere con l’incubo nucleare tanto vale costruirle in casa nostra.

Mai considerazione fu più stupida. Primo, perché il 60% dell’Italia è a rischio sismico e lo stesso Bertolaso dice che “purtroppo non abbiamo le strutture antisismiche né i meccanismi di prevenzione del Giappone”. Secondo, perché una centrale potrebbe diventare l’obiettivo di un attentato terroristico e la sicurezza è un aspetto cui il Governo italiano tiene particolarmente. Terzo, perché vale la teoria che più si è distanti dalla fonte radioattiva e minore è il rischio di esserne contaminati.

2) Abbiamo bisogno di produrre nuova energia.

Piuttosto abbiamo bisogno di ridurre gli sprechi e di investire nell’efficienza degli edifici: se in Italia si realizzasse un vero piano nazionale sul risparmio energetico, esso porterebbe in breve tempo a ridurre di due terzi il nostro consumo energetico. Inoltre le 4 centrali coprirebbero soltanto il 5% dei consumi  energetici complessivi.

3)L’energia nucleare costa meno. L’Italia importa il 19% dell’energia dalle centrali nucleari della Francia a basso costo. Costruiamo in Italia le centrali nucleari e produciamo energia abbassando i costi in bolletta.

Se è vero che è così conveniente, perché da trent’anni nessuna impresa privata investe in questo settore? La Francia ci vende energia a basso costo perché ne produce in quantità superiore al suo fabbisogno e pertanto è costretta a svenderla non potendo né immagazzinarla, né spegnere le centrali quando non servono. Se noi producessimo energia nucleare il costo delle bollette sarebbe di certo superiore visto che lo Stato italiano dovrebbe spendere 18 miliardi di euro per costruire nuovi impianti che sarebbero attivi non prima del 2020.

4)In Italia non si verificano gli Tsunami.

E’ vero che nessuno può prevedere una catastrofe come quella giapponese ma dobbiamo ricordare che in Italia nel 1908 ci fu il terremoto di Messina di 7,2 ° Richter che produsse 120.000 morti, anche a causa del triplice tsunami con onde alte tra i 6 e i 12 metri. Se è poi vero che le centrali nucleari sono così sicure, perché nessuna compagnia di assicurazione al mondo è disposta a coprirle?

5)Costruire le centrali nucleari fa ridurre le emissioni di CO2.

E’ vero, una centrale nucleare non emette CO2, ma bisogna tener conto dell’intero ciclo dell’uranio, considerando l’anidride carbonica prodotta durante l’estrazione, il trasporto, l’arricchimento, la costruzione del reattore ecc.

6)Costruire le centrali nucleare fa aumentare l’occupazione.

Le ricadute occupazionali della costruzione delle centrali e del loro funzionamento sono molto scarse visto che le imprese ingaggiate per la costruzione non saranno di certo locali: in Italia non esistono né tecnici né operai specializzati in questo settore.

7)Le scorie radioattive vengono stoccate in luoghi sicuri.

Al mondo ancora nessuno sa come risolvere il problema delle scorie e peraltro, in Italia non sappiamo ancora dove sistemare quelle delle vecchie centrali nucleari attive prima del 1987.

 

Perché il governo italiano continua la sua ottusa imposizione del nucleare?

Gli interessi economici che si celano dietro alle centrali sono enormi e la salute dei cittadini non viene prima di ogni altra cosa: prima viene il profitto. Sebbene, sia certa che qualora i sostenitori del governo cambiassero opinione, piuttosto il potere comincerebbe a ponderare le parole, giammai ad abbandonare il progetto: non possono rischiare di perdere le elezioni ma neppure di non fare affari d’oro.

 

Da Chernobyl a oggi non abbiamo ancora imparato che la sicurezza deve essere globale e che riguarda tutti. Il Plutonio, peraltro, può avere tempi di decadimento lunghissimi (più di 20.000 anni) e come si sa, il vento gira. Inoltre c’è un collegamento tra energia e democrazia. Tutti sappiamo che si fanno le guerre per avere il controllo sull’energia. Chi controlla l’energia controlla anche le nostre vite.

In questi giorni in cui celebriamo i 150 anni dell’Unità d’Italia vorrei ricordare che un buon modo per festeggiarla sarebbe quella di difendere la sovranità popolare, e quindi il testo costituzionale che ne è espressione. Se siamo diventati scomodi alla politica e non possiamo eleggere direttamente i nostri rappresentanti attraverso il voto elettorale, allora l’unico strumento che ci è rimasto per esprimere il nostro dissenso è il referendum. Allora votare e far votare “Si” per abrogare la possibilità di costruire le centrali nucleari e per ripubblicizzare l’acqua, che è un bene di tutti, diventerà il nostro gesto rivoluzionario.

 Ilaria D’Aprile

Ultimo aggiornamento ( martedì 21 giugno 2011 )
 
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