I pidocchi delle piante
Scritto da Ilaria D'Aprile   
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Per quanti volessero approfondire il tema, ecco l'articolo della brava Maria Pagnini uscito su AAM Terra Nuova .

...ogni pianta ha il suo pidocchio (afide ndr): c’è quello del cavolo, delle carote, delle orchidee (anche i nobili hanno i pidocchi!), delle rose, del pesco, del susino, del melo, del pioppo. A seconda della pianta, sono dei seguenti colori: bianco, bianco farinoso, bianco lattiginoso, bianco lanoso, verde e nero. Ma non verde pisello oppure verde baccello, perché questi ultimi due i pidocchi ce li hanno neri.

Hanno grandi bocche con le quali succhiano la linfa che è concentrata sui germogli della crescita e quindi le piante deperiscono. Ecco da cosa ce ne accorgiamo, dal fatto che non crescono ed appaiono stente, allora ci si avvicina e si scoprono colonie di migliaia e migliaia di esserini appiccicati gli uni agli altri, tutti attaccati ad un miserissimo gambo.

Cosa fare: per prima cosa...
...cimare le punte dove sicuramente c’è la massima concentrazione, dopodiché correre a preparare un decotto di acqua e cipolla utilizzando 350 grammi di bucce per 10 litri d’acqua. Non diluirlo e spruzzarlo con un getto potente mirando alle colonie abbarbicate.

Getto potente vuol dire: regolare lo spruzzino in modo che non venga fuori nebulizzato perché si farebbero soltanto una doccia alla cipolla. Ripetere fino a quando non saranno scomparsi.

Ci vorrebbero anche le coccinelle, che ne vanno ghiotte. Si tratta di quelle classiche, ormai simbolo del portafortuna. Un giorno le venderanno in gabbiette come in passato si vendevano i grilli alle Cascine di Firenze, e avranno attaccata una targhetta con su scritto: «Coccinella septempuctata predatrice dell’Apis fabae».

C’è un altro predatore dei pidocchi, però meno popolare perché più brutto. È notturno e quando ha paura si mette pure a puzzare: si tratta del Chrysopa perla e non sarà mai commercializzato, perché un piccolo essere chiuso in una gabbia e spedito per il mondo non può che avere paura; e quindi non può che puzzare. E poi non è diventato il simbolo di nulla.

Ultimo aggiornamento ( domenica 23 maggio 2010 )