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Verso il referendum: un sogno all'incontrario PDF Stampa E-mail
Scritto da Ilaria D'Aprile   
 

Questo è l'articolo che ho scritto il 5-06 per il settimanale online ilsudest.it

Ho fatto un sogno, un sogno all’incontrario.

Ho sognato che a Milano le persone  tornano a credere che cambiare è possibile, per una città più libera e aperta. Ho sognato che a Napoli la voce di un ex magistrato si fa forza negli animi dei napoletani e cresce, cresce fino a comprendere che sconfiggere la camorra è possibile grazie al rispetto quotidiano delle regole da parte di tutti.

Ho sognato Milano sgombra di auto, bus che arrivano in orario e ti portano ovunque, tutti che camminano a piedi e sorridono gli uni agli altri perché non c’è fretta, ansia di arrivare, angoscia di perdere tempo, dal momento che le uniche azioni ad avere valore sono le rel-azioni.

Ho sognato che i napoletani non fuggono dalla loro città ma girano per l’Italia a insegnare come hanno imparato a fare l’80% della raccolta differenziata e a ricavarne anche soldi, pace sociale e democrazia, grazie alla volontà di cambiare.

Ho sognato che in ogni città d’Italia centinaia di fontanelle rinfrescano i passanti assetati, che l’acqua sgorga pubblica da tutti gli acquedotti perché gli italiani hanno compreso che senza acqua pubblica non può esistere né democrazia né diritto alla vita.

Ho sognato che in ogni casa si beve acqua del rubinetto perché più controllata, perché non produce montagne di rifiuti e che le multinazionali dell’acqua in bottiglia si trasformano in autentici Enti morali.

Ho sognato che gli scienziati italiani restano nel loro Paese a lavorare perché da quando il nucleare è stato abolito c’è tanto lavoro per tutti nell’indotto delle rinnovabili.

E nel mio sogno la gente comincia a smorzare le luci, a risparmiare l’acqua del rubinetto perché è una risorsa limitata, sceglie di acquistare solo ciò di cui davvero ha bisogno. Allora qualcosa di nuovo accade. La gente nel mio sogno non trascorre il proprio tempo libero nei supermercati ma si dedica alla lettura, a coltivare l’orto a fare sport e smette di ascoltare musica e guardare film in solitudine e di trascorrere la maggior parte del tempo al computer. Le persone cominciano a incontrarsi e a parlare di sé e delle proprie paure, e così accade che le persone non hanno più paura perché la fragilità diventa un valore che rende tutti più liberi.

Ho fatto un sogno nel quale, per onorare i partigiani, quei giovani caduti per donarci un’Italia democratica fondata sulle regole costituzionali, file interminabili di persone si recano alle urne a votare per i quattro quesiti referendari del 12-13 giugno, in paziente attesa per esprimere il voto, sapendo che è l’unica possibilità per far sentire la propria voce.

Come scrive il vecchio saggio degli Authentic People, gli ultimi Maya della foresta di Alcandona, non sei bravo perché hai fatto qualcosa, ma sei bravo perché hai sognato bene qualcosa.

Ho fatto un sogno … di un Paese che funziona, di un Paese di cui essere fieri, ma è soltanto il mio sogno.

Se anche tu come me credi in questo sogno, vota e fai votare SI ai 4 referendum del 12-13 giugno, per compiere un piccolo passo verso un’Italia più civile.

Ultimo aggiornamento ( venerdì 23 dicembre 2011 )
 
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