Apprendiamo dalla stampa la notizia che “l’esploratore-candidato” della coalizione di centro-sinistra, Francesco Boccia, rispetto all’acqua dice a chiare lettere che l’acquedotto deve rimanere una società per azioni (dunque, un’impresa finalizzata al profitto) che dovrà essere aperta ai privati. Questa dichiarazione è agli antipodi del processo di ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese in corso, voluto da una grande parte della cittadinanza pugliese e avviato dal Governo regionale, con la delibera approvata all’unanimità lo scorso 20 ottobre e, dunque, approvata anche da quei partiti (PD e Verdi) che oggi, stando alle dichiarazioni di F. Boccia, sembrano appoggiare una coalizione pronta a riportare l’acquedotto pugliese esattamente nella situazione di 10 anni fa, quando nel 1999 fu trasformato dal Governo D’Alema in una società per azioni. Analogamente dicasi per gli altri partiti (indicati tra quelli della coalizione) che hanno sostenuto con forza il processo di ripubblicizzazione in corso (Pdci e IdV, ma anche i Giovani Socialisti) e le attività del Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”. E come si può, non ricordare l’impegno di Enzo Divella, Presidente della Provincia di Bari nella scorsa legislatura, che ha guidato il Coordinamento pugliese degli Enti Locali per la Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici (primo in Italia) chiedendo (e ottenendo) un’audizione alla Commissione Ambiente della Camera per esprimere la contrarietà alla privatizzazione e il sostegno alla legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, sottoscritta con delibera da circa 50 Comuni pugliesi (fra cui il Comune di Bari)? Non intendiamo entrare nelle vicende dei partiti ma, viste le dichiarazioni, ci sentiamo in dovere di manifestare la nostra forte preoccupazione rispetto al fatto che i gruppi politici di cui sopra possano sostenere una posizione contraria a quanto da loro fino ad oggi espresso. Ricordiamo che il processo di ripubblicizzazione in corso è frutto non solo del lavoro assiduo e della tenacia delle tante (180) associazioni e realtà (del mondo cattolico e ambientalista, dell’associazionismo e del volontariato) che compongono il Comitato “Acqua bene comune” quanto e soprattutto dell'impulso forte e chiaro proveniente da una parte cospicua della cittadinanza pugliese che è convinta della necessità ormai improrogabile di riappropriarsi, in quanto collettività, di un bene comune quale l'acqua, sottraendolo al pericolo di farne una merce a disposizione di qualche multinazionale (come altrove, in questa stessa Italia, è avvenuto e sta tuttora avvenendo...). Ricordiamo che oggi, più di ieri, l’attenzione e il dibattito su questo tema è vivo. Infatti, risalgono ad appena qualche settimana fa le delibere del Comune di Taranto e del Comune di Terlizzi che sanciscono i servizi idrici, come servizi di interesse generale, privi di rilevanza economica; le dichiarazioni pubbliche dei Missionari Comboniani di Lecce e dei Sacerdoti di Altamura contro la privatizzazione dei servizi idrici e a sostegno del processo di ripubblicizzazione in corso; la campagna “Salva l’acqua” con la quale è partita da novembre una petizione popolare per chiedere ai Comuni di sancire nei rispettivi Statuti l’acqua come diritto e i servizi idrici privi di rilevanza economica, che ha già raccolto decine di migliaia di firme. È per questo ed anche a nome dei 30.000 cittadini pugliesi che hanno firmato della legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, che il Comitato “Acqua bene comune” Chiede a tutti coerenza esprimendo con altrettanta chiarezza che sosterremo con forza e determinazione SOLO i partiti e i candidati che confermano (NEI FATTI) i contenuti della delibera dello scorso 20 ottobre le coalizioni che mettono fra i punti fondanti del loro programma la ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese e una politica partecipata al governo dei beni comuni. Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia Bari, 9 gennaio 2010 Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” |